mercoledì 29 marzo 2017

E' nata la "Rete dei Numeri pari contro le diseguaglianze per la giustizia sociale e la dignità"


Campobasso, 31 marzo 2017

A tutti i Referenti delle Associazioni in indirizzo

LORO SEDI



OGGETTO: Rete dei Numeri pari: contro le diseguaglianze per la giustizia sociale e la dignità. Proposta di incontro.



Cari Amici, 
 

è nata la Rete dei Numeri Pari! Il movimento suggerisce e sottolinea una duplice esigenza: da una parte l’obiettivo di contrastare la disparità e la disuguaglianza sociale a favore di una società più equa; dall’altra la necessità di potenziare l’azione tra “eguali” nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili a incisivi interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale. Tutto ciò è in parte già in atto in molte realtà territoriali: si tratta di dare ulteriore vigore alle iniziative, di coordinarle al meglio , di stimolarle e originarle là dove sono ancora assenti o insufficienti, di valorizzare il punto di vista femminile e il ruolo delle donne il cui contributo, sia nelle aree povere che opulente del mondo, ha consentito la critica pratica e radicale alla cultura patriarcale come fonte della disuguaglianza, non solo di genere, dotando di nuovi paradigmi concettuali ogni attività di contrasto.

“Numeri pari” :

  1. sottende uguale dignità tra tutti gli attori. Ogni città, ogni territorio esprime diversi soggetti: gruppi, singoli, organizzazioni, che si impegnano nei diversi e articolati aspetti che la lotta alla disuguaglianza richiede. Insieme ci si coordina, ci si suddivide il lavoro, si approfondiscono eventuali ambiti di indagine, si verifica con puntualità l’attività svolta. Si costruisce un’alleanza orizzontale che in ogni realtà locale autonomamente decide il da farsi, converge o confligge con l’Amministrazione in base alle diverse assunzioni di responsabilità da parte della stessa.
  2. denuncia, propone e co-realizza le diverse iniziative che costituiscono l’asse portante della metodologia di intervento.
  3. A tale fine è stata creata una piattaforma informatica dove tutte le associazioni, i movimenti, i gruppi sociali possono aderire e condividere.

Di tutto ciò e di quanto è stato fissato nel “manifesto” della Rete dei Numeri Pari, che vi alleghiamo, vogliamo confrontarci, affinchè anche qui in Molise, nella nostra regione, possa nascere un forte movimento di “massa associativa” che si interfacci con l’Italia intera e interagisca con le iniziative di tante altre realtà.
Per questo Vi invitiamo all’incontro fissato per LUNEDI’ 10 APRILE 2017 alle ore 17.00 presso la Sala parrocchiale della Parrocchia Sant’Antonio di Padova in Viale Principe di Piemonte, n.6.

Restiamo in attesa di una cortese assicurazione.

Cordiali saluti.

Il coordinatore regionale di LIBERA

Prof. Franco Novelli

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 Rete “Numeri Pari”: documento base
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1. Le buone ragioni per rilanciare l’iniziativa di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze
- La crisi economica perdurante da ormai otto anni ha prodotto i grandi numeri della miseria economica e culturale che conosciamo: il numero di persone in povertà assoluta è triplicato e il rischio povertà colpisce quasi un terzo della popolazione; sono aumentati i disoccupati e gliinoccupati; è cresciuto il numero dei lavoratori poveri il cui reddito insufficiente ne pregiudica le capacità di autodeterminazione; è peggiorata la condizione minorile e giovanile (ad esempio l’altissimo numero dei giovani che non studiano e non lavorano); si sono aggravate le discriminazioni di genere per quanto riguarda accesso al mercato del lavoro, retribuzione e assegni pensionistici; 100.000 italiani hanno lasciato il paese nell’ultimo anno in cerca di miglior fortuna; si è rafforzato il potere delle mafie e il loro potere di penetrazione economico culturale a causa del ricatto economico; si approfondisce la disuguaglianza territoriale aggravando ulteriormente la questione meridionale.
- Relativamente alla valutazione della crisi sono sempre di più le analisi, che depongono a sfavore della tradizionale interpretazione congiunturale dei cicli economici, e che “collocano” invece la crisi come risultato di un mutamento d’epoca che necessita di interventi che non possono rientrare negli strumenti dell’ordinarietà.
- In tutti questi anni l’incremento della povertà ha comportato un aumento delle disuguaglianze. In Europa, stante all’indice Gini di disuguaglianza di reddito, solo la Gran Bretagna sembra aver fatto peggio dell’Italia. Non si è risposto alla crisi con più welfare, ma con meno welfare, che è stato uno degli ambiti maggiormente sacrificati per il recupero di risorse a favore di un auspicato nuovo sviluppo dell’economia. Anche nei settori in cui la spesa sociale non è arretrata, di fatto i livelli di welfare non sono stati in grado di contrastare l’erosione sociale di molte fasce di ceto popolare ed anche di ceto medio. Il dato delle 350.000 sentenze di sfratto negli ultimi 5 anni in Italia per “morosità incolpevole” è significativo della totale disattenzione nei confronti delle così dette “nuove povertà”.
- Anche i due grandi “beni comuni”, la Scuola Pubblica e il Sistema Sanitario Nazionale, che di per sé contribuiscono in misura massiccia alla redistribuzione del reddito in Italia , sono oggi sotto attacco da parte di un insieme di forze che ne vorrebbero il parziale smantellamento.
- La mobilità sociale, indicatore sostanziale di una società democratica, ha subito un brusco freno e la povertà è tornata ad essere ereditaria: l’aumento della dispersione scolastica e universitaria ne sono un primo evidente indicatore. La coesione dei cittadini ne ha fortemente risentito, esprimendosi nell’inasprimento delle “guerre tra poveri”, in particolare nei confronti del bersaglio privilegiato dei migranti, e con un progressivo slittamento verso la protesta politica semplificatrice e qualunquistica. La corruzione e il clientelismo dilagante nella Pubblica Amministrazione, unitamente alle collusioni accertate di alcuni esponenti dello stesso “Terzo Settore”, rendono più complicato e difficile il ruolo della “buona politica” nel lavoro di bonifica istituzionale.
2. La rete dei “Numeri Pari” - L’appellativo “Numeri Pari” suggerisce e sottolinea una duplice esigenza: da una parte l’obiettivo di contrastare la disparità e la disuguaglianza sociale a favore di una società più equa; dall’altra la necessità di potenziare l’azione tra “eguali” nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili a incisivi interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale. Tutto ciò è in parte già in atto in molte realtà territoriali: si tratta di dare ulteriore vigore alle iniziative, di coordinarle al meglio, di stimolarle e originarle là dove sono ancora assenti
o insufficienti, di valorizzare il punto di vista femminile e il ruolo delle donne il cui contributo, sia nelle aree povere che opulente del mondo, ha consentito la critica pratica e radicale alla cultura patriarcale come fonte della disuguaglianza, non solo di genere, dotando di nuovi paradigmi concettuali ogni attività di contrasto.
- “Numeri Pari” sottende uguale dignità tra tutti gli attori. Ogni città, ogni territorio esprime diversi soggetti: gruppi, singoli, organizzazioni, che si impegnano nei diversi e articolati aspetti che la lotta alla disuguaglianza richiede. Insieme ci si coordina, ci si suddivide il lavoro, si approfondiscono eventuali ambiti di indagine, si verifica con puntualità l’attività svolta. Si costruisce un’alleanza orizzontale che in ogni realtà locale autonomamente decide il da farsi, converge o confligge con l’Amministrazione in base alle diverse assunzioni di responsabilità da parte della stessa.
- Denuncia, proposta e co-realizzazione delle diverse iniziative costituiscono l’asse portante della metodologia di intervento.
3. Vecchie e nuove povertà: quali interventi?
- L’intervento sulle “vecchie” povertà tradizionali, che già conoscono la vita di strada, costituisce l’ambito più “collaudato” dell’esperienza dei servizi. Per i “senza tetto” la risposta ai bisogni inevasi essenziali, costituita da mense e dormitori, pubblici e del non-profit, costituisce una “rete” che, pur insufficiente, è dotata di un coordinamento, di una riflessione tecnico-operativa e di una prassi consolidata che, in alcune città metropolitane in particolare dove il fenomeno si concentra, sta cercando di mettere in atto livelli essenziali di assistenza nella carenza e nella precarietà degli interventi predisposti. Quale progettazione per il reinserimento sociale, rivolto al superamento della condizione di esclusione, rimane il problema non ancora assunto se non in termini sporadici ed eccezionali.
- L’intervento sulle nuove povertà, vulnerabilità e marginalità, rivelandosi una necessità più recente, ha colto più impreparate non solo le Amministrazioni che hanno dovuto fare da primo interfaccia alle situazioni di indigenza, ma anche le stesse organizzazioni di volontariato sociale e non-profit. Come evitare la deriva sociale e la condizione di progressiva marginalità di chi per esempio ha perso il lavoro, sta perdendo di conseguenza la casa, e rischia di mettere a repentaglio la convivenza dell’unità familiare, costituisce una problematica che conserva ancora marcate valenze preventive e non costringe ad un intervento dalle caratteristiche solo e meramente riparative. Impedire l’esecutività di uno sfratto, promuovere un passaggio da casa a casa dignitoso o attivare processi di mediazione fra il conduttore dell’ immobile e la proprietà al fine di garantire l’abitazione per la famiglia, consente di attivare molto di più le energie e le responsabilità di quel nucleo, coinvolgendolo in iniziative di vario tipo.
Proprio nella denuncia e nella proposta di modalità più costruttive di intervento i Numeri Pari dovranno saper affermare quegli elementi di discontinuità nell’approccio alle politiche sociali che permettono una radicale inversione di tendenza, ci riferiamo in particolare a:
- “Sfratti zero” dovrebbe porsi come l’obiettivo di un impegno di contrasto alle nuove povertà,
come prima occasione di un’attivazione nei territori, col coinvolgimento del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale (ma non solo), nella definizione di progetti
intorno alle necessità di una realtà locale, che appaiono evidenti ai cittadini, ma non sono state ancora raccolte e tantomeno risolte.
- “Adeguamento del Fondo Nazionale Sociale” per la diffusione dei servizi sociali e l’affermazione su tutto il territorio nazionale dei Livelli Essenziali di Assistenza, senza discriminazioni regionali e locali.
- Investimento sull’infanzia con una maggiore promozione all’accesso agli asili nido e alla prescolarità per i bambini delle famiglie svantaggiate e donne sole. Legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti gli studenti effettive uguali opportunità.
- “Istituzione del reddito di dignità”, che metta finalmente al passo anche l’Italia con tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, di cui abbiamo fino ad oggi ignorato il richiamo. Si tratta non solo di superare lo “spezzatino” delle tante ma insufficienti, e a volte contraddittorie, misure assistenziali. Il significato del reddito di dignità è più ampio: unisce a un doveroso atto di giustizia sociale l’occasione di riconnettere le risorse individuali e familiari alle esigenze scoperte delle comunità locali, restituendo protagonismo e autorevolezza sociale alle persone che vivono una condizione di marginalità e rischiano la deriva dell’emarginazione e della completa deprivazione sociale.
- “Spesa sociale fuori dal patto di stabilità”, proposta già avanzate dalle reti e campagne sociali in questi anni, è la condizione necessaria per mettere in condizione Comuni e Enti Locali ad investire nelle politiche sociali, ridurre le disuguaglianze, sostenere esperienze innovative e coprogettazioni.
4. Ripartire dai SIA (Sostegno Inclusione Attiva)
Tra le poche luci e le molte ombre dei provvedimenti governativi di contrasto alla povertà, è parere pressoché unanime il giudizio positivo sulle misure di sostegno all’inclusione attiva, che vengono istituite e messe in capo ai Comuni. Al di là del fatto che le risorse assegnate sono limitatissime e i criteri di accesso al servizio estremamente rigidi (per questo motivo non può essere condiviso l’ossimoro dell’“universalismo selettivo”: una opportunità che si vuole accessibile a tutti quanti ne abbiano bisogno, ma riservata al momento solo ai pochi più indigenti tra gli indigenti, per via dell’esiguità delle risorse predisposte), l’aspetto innovativo dei SIA sta nel recepimento di una metodologia di intervento che dalle esperienze indiane di Yunus e A. Senn ha fatto poi scuola. Si stabilisce l’abbinamento tra l’aiuto economico, che non assume una valenza solo assistenziale, e l’assunzione di un impegno da parte del beneficiario, all’interno della predisposizione di un progetto di inclusione sociale che di quell’aiuto è il corrispettivo richiesto. Dove si colloca l’aspetto vulnerabile di quest’impostazione che si vuole considerare “sperimentale”? Nell’Ente locale (Comuni e Consorzi socio-assistenziali) che (molti dei quali), pur di fronte all’esiguità della platea dei beneficiari selezionati, dichiarano l’insufficienza di personale per progettare e gestire la realizzazione dei SIA. Le domande devono già essere state raccolte (per impegno di legge) entro il settembre del presente anno. Ad esse si applicano i rigidi criteri di selezione, ma alle domande setacciate si tratta di formulare un progetto di inclusione sociale che faccia matching, che si accordi con le esigenze della comunità locale. Il rischio di molti Comuni può consistere nel fornire reddito assistenziale in cambio di mero lavoro volontario al posto di una reale e duratura inclusione sociale. È su questi punti, oltre a monitorare tutto il processo (dal dare conto della percentuale selezionata in rapporto alle richieste effettuate, fino al rispetto dei tempi dell’operazione), che la rete di Numeri Pari può offrire un non trascurabile contributo per il successo dei progetti di inserimento: in termini di potenziamento dei progetti, di apporto di competenze, risorse da individuare, relazioni da attivare.
Rimane la necessità, come già accade in altri paesi europei, di forme di sostegno al reddito stabilite dalla stessa Costituzione europea all’art.34 della Carta di Nizza. La Costituzione europea stabilisce che nessun cittadino deve scendere in termini di reddito personale pro-capite sotto la soglia del 60% del reddito mediano pro-capite, indicata come linea invalicabile per garantire l’intangibilità della dignità umana. Il Reddito di Dignità ci permette di costruire un pensiero, una consapevolezza ed una proposta più forte per contrastare le pericolose tendenze culturali imposte dalle politiche di austerità: darwinismo sociale, universalismo selettivo e istituzionalizzazione della povertà.
5. Rivitalizzare l’“economia civile” e il mutualismo sociale L’intervento dello Stato, attraverso le sue articolazioni, non è riuscito a rispondere alle disuguaglianze sociali provocate dall’economia di mercato. Le politiche pubbliche non si sono rivelate all’altezza della ricerca di una nuova coesione e del rilancio di nuove forme di protagonismo sociale, non centrate sulla “dittatura del denaro”. Né sembrano riuscire a conciliare economia e rispetto dell’ambiente e conservazione della “madre terra”.
Il ruolo di Numeri Pari consiste anche nel realizzare, sostenere e diffondere nuove economie in grado di rispondere ai bisogni, anche delle vecchie e nuove marginalità e povertà, costruendo una diversa economia a dimensione locale, integrata nella rete di relazioni della comunità, che abbraccia la coltivazione di terre incolte, la biodiversità, l’alimentazione sana, gli orti urbani e i mercati locali a km zero, l’agricoltura sociale, i gruppi di acquisto solidale,… la rigenerazione delle aree dismesse e degli spazi urbani, le officine di riparazione, i servizi per la mobilità dolce, il riciclo di materiali d’uso, la conversione di officine fallite, la cura dell’ambiente e le energie pulite, il riassetto idrogeologico del territorio,… fino alla promozione culturale i doposcuola popolari, i servizi alla persona e le azioni di prossimità.
L’Italia ha già dato il via a tante iniziative ed esperienze di economia solidale e a “buone pratiche mutualistiche dal basso”, coniugando l’apporto di associazioni, gruppi, collettivi, famiglie, cooperative sociali, aziende che decidono di intraprendere modi di produzione, di scambio, di uso di beni e servizi diversi da quelli convenzionali dettati unicamente dall’economia di mercato. I Numeri Pari dovranno sollecitare i Comuni e gli Enti Locali per facilitare questi processi, promuovendo percorsi di “co-progettazione” e di sviluppo locale.
6. La questione dell’immigrazione
Negli interventi di contrasto alla povertà non si possono ignorare i migranti, che ne costituiscono una fascia rilevante, e che sono pretesto e oggetto di divisioni e ulteriore esclusione. L’“emergenza” profughi e il ruolo assunto nella loro gestione da cooperative “for profit” è argomento che esula dallo scopo di questo documento, anche se non può essere ignorato per le pesanti ricadute che si generano non solo sul “clima” dell’operatività ma anche sulla stessa possibilità di intervenire. Sicuramente fare sì che i Comuni possano avvalersi maggiormente della pratica degli SPRAR, in cui esercitano un ruolo consapevole e attivo, già dalla responsabilità iniziale di presentazione del progetto, può limitare la diffusione a pioggia dei CAS, che sfuggono di mano a qualsiasi gestione, non sono soggetti ad alcuna programmazione territoriale, e originano nei territori le note contraddizioni di cui riferiscono le cronache. Denunciare le gestioni, assistenzialiste, cattive e talvolta disoneste dovrà andare di pari passo con la diffusione di un’accoglienza residenziale diffusa su tutto il territorio nazionale, in strutture piccole a garanzia di una dimensione di vita più umana sia per chi è ospitato che per la comunità territoriale che accoglie. La collocazione delle strutture dovrà essere presso centri abitati collegati con il trasporto pubblico, che diano opportunità ai migranti di accedere ai servizi territoriali di base.
7. Diritti e reciproca responsabilità
Numeri Pari reclama il rispetto dei diritti dell’uomo e della sua dignità, in conformità alle Carte, Dichiarazioni e Costituzioni. La redistribuzione della ricchezza è un obiettivo della nostra Carta Costituzionale ed è dovere dello Stato rimuovere gli ostacoli d’ordine materiale e culturale che lo impediscono. Per altro verso il principio di sussidiarietà raccoglie il sentimento di reciprocità che il volontariato attiva in azioni di solidarietà capaci di esprimere anticipazione critica di risposte non sostitutive e “tappabuchi” rispetto alle dovute politiche pubbliche. L’intento di Numeri Pari è di dare più forza, territorio per territorio, alla difesa dei diritti delle persone, senza ignorare, al contempo, la necessità di un’organizzazione contestuale in grado di rispondere al bisogno urgente e di offrire un aiuto concreto.

(by Nicola)

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