venerdì 31 marzo 2017

ATTUARE LA COSTITUZIONE. Lavori dell'Assemblea Nazionale - 22


 
“Programma urgente per l’Attuazione della Costituzione"
Interventi: Dario Pulcini



Iscrizioni

http://sovranitapopolare.it/
 

Promotori

Confederazione Sovranità Popolare - AequaFutura - ALEF - Alternativa Riformista Umbria - Amicizia e Libertà - Anadimi Onlus - Articolo 53 - Circoli Insieme Veneto - Comitato per il NO di Gubbio - Comitato per il NO Piegaro, Paciano e Panicale - Comitato Popolare Foligno Vota No - Comitato Popolare per il No Firenze - Comitato Popolare Perugia Vota No - CoNUP - Coordinamento dei Comitati per il No Valle del Serchio (Lucca) - Democrazia in Movimento - Federazione Solidarietà Popolare - Fondazione di Studi Celestiniani per la Pace - Iassem - Il Gabbiano - ImolaOggi.it – L’Altra Liguria - Megachip - Noi Sovrani - Osservatorio Molisano sulla Legalità (OML) - Pandora TV - Politici Cristiani - Programma 101 - Rigenerare la Democrazia

(by Nicola)

giovedì 30 marzo 2017

Esperti in materie guridiche cercasi per 'Attuare la Costituzione"


(by Nicola)

Lettera aperta ai Consiglieri della Regione Molise ed i molisani tutti

 
COMUNICATO STAMPA
 
Invitiamo tutti i cittadini molisani il prossimo 31 marzo, alle ore 10.30, dinanzi al Consiglio regionale del Molise per affermare il principio "acqua bene comune". E’ partito l’attacco all’acqua Molisana da parte delle multyutility, la longa manus della politica asservita alle lobby dell’acqua e del’energia vogliono IL CONTROLLO DELLE FONTI MOLISANE. La discussione in atto della proposta di legge per istituire l’Egam potrebbe essere approvata il 31 Marzo. Ribadiamo con forza e chiediamo ai Consiglieri della Regione Molise che, nell’articolato di legge regionale, sia prevista che la futura società di gestione (captazione ed erogazione) sia in affidamento diretto e senza gara ad AZIENDA SPECIALE, partecipata da tutti i comuni molisani in linea con quanto già avvenuto a Napoli con ABC Napoli acqua bene comune Azienda Speciale e ancor prima in Europa a Parigi e Berlino.

Campobasso, 30 marzo 2017
Emilio Izzo – Isernia Domani
Nicola Lanza – Laboratorio Progressista


(by Nicola)

ATTUARE LA COSTITUZIONE. Lavori dell'Assemblea Nazionale - 21


 
“Programma urgente per l’Attuazione della Costituzione"

Interventi: Francesco Petrino



Iscrizioni

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Promotori

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(by Nicola)

ATTUARE LA COSTITUZIONE. Lavori dell'Assemblea Nazionale - 20


 
“Programma urgente per l’Attuazione della Costituzione"

Interventi:
Antonio Panci




Iscrizioni

http://sovranitapopolare.it/
 

Promotori

Confederazione Sovranità Popolare - AequaFutura - ALEF - Alternativa Riformista Umbria - Amicizia e Libertà - Anadimi Onlus - Articolo 53 - Circoli Insieme Veneto - Comitato per il NO di Gubbio - Comitato per il NO Piegaro, Paciano e Panicale - Comitato Popolare Foligno Vota No - Comitato Popolare per il No Firenze - Comitato Popolare Perugia Vota No - CoNUP - Coordinamento dei Comitati per il No Valle del Serchio (Lucca) - Democrazia in Movimento - Federazione Solidarietà Popolare - Fondazione di Studi Celestiniani per la Pace - Iassem - Il Gabbiano - ImolaOggi.it – L’Altra Liguria - Megachip - Noi Sovrani - Osservatorio Molisano sulla Legalità (OML) - Pandora TV - Politici Cristiani - Programma 101 - Rigenerare la Democrazia

(by Nicola)

mercoledì 29 marzo 2017

“L’acqua è davvero pubblica se lo è dalla sorgente al rubinetto”

 
 Riceviamo e pubblichiamo
 

“La captazione, la distribuzione e la gestione delle acque deve essere pubblica, ovvero affidata ad una società interamente pubblica: l’acqua è pubblica non solo alla sorgente; l’acqua è pubblica quando esce dal rubinetto e la tariffa viene corrisposta al proprio Comune e non alle multinazionali”. Lo ha detto l’esponente del comitato “Lab-l’Isola che c’è” e presidente del Consiglio comunale di Campobasso, Michele Durante, in vista del Consiglio regionale che si riunirà venerdì prossimo, 31 marzo, per votare la legge istitutiva dell’Egam, l’Ente che dovrà gestire le acque molisane.
“Alla base di tutto – ha sottolineato – chiediamo il rispetto della volontà popolare espressa dal risultato del referendum del 2011 che il combinato disposto della legge Madia di riforma della Pubblica Amministrazione e dello Sblocca-Italia mette in discussione, aprendo di fatto alla privatizzazione. Lo abbiamo detto allora e continuiamo a dirlo adesso insieme ai comitati, alle associazioni e ai sindaci: noi vogliamo che nel Molise, così come in tutta Italia, l’acqua sia un bene pubblico dalla sorgente al rubinetto”.
In questo senso “la Regione deve assicurare, attraverso la legge regionale, che l’Egam non faccia contratti con i privati e affidi la gestione del servizio idrico integrato ad Enti di diritto pubblico, come potrebbero essere i Comuni per quello che viene definito ‘l’ultimo chilometro’. In una semplice analisi costi-benefici – ha spiegato Durante – nessun costo sarà mai troppo alto per permettere l’accesso universale alla risorsa idrica, e lo Stato, attraverso gli Enti locali, deve assicurare questo accesso. Quanto poi alle argomentazioni relative alla dispersione dell’acqua, alla manutenzione delle reti e alla capacità gestionale, temi tanto cari a chi ha deciso di cedere il servizio idrico ai privati, basti pensare che in una regione ricca di acqua come il Molise basterebbe agire attraverso un serio controllo dell’evasione sui canoni pubblici che è altissima; procedere alla revisione dei canoni per la cessione delle acque alle regioni limitrofe e rivedere le concessioni per la captazione delle acque a fini commerciali, ovvero le acque minerali, per tenere in equilibrio finanziario l’intero sistema idrico regionale.
Altro ancora si dovrebbe fare, “e questo dovrà essere a nostro avviso il principale compito dell’Egam, nel campo della riorganizzazione delle convenzioni con i Comuni, oltre che l’emersione di tutte quelle somme che gli stessi Comuni non hanno mai incassato dallo sfruttamento della risorsa idrica da parte di Enti terzi, e qui si apre un altro capitolo molto interessante. Ci rivolgiamo quindi al Consiglio regionale affinché tenga ben presente questi criteri nel rispetto della volontà di allora, delle esigenze attuali e dei bisogni futuri perché è evidente che sull’acqua si gioca la partita finanziaria del terzo millennio”.
Un ultimo appello Durante lo rivolge a chiunque sia interessato a questi temi, invitando a lasciare un commento o un post sulla piattaforma social ‘Acquarendum’, aperta su Facebook, per lanciare un ulteriore messaggio in difesa dell’acqua pubblica, oltre che coinvolgere il maggior numero di persone possibile sensibilizzandole sull’argomento.

Responsabile comunicazione esterna
Antonio Di Monaco
 
(by Nicola)

Chi lascia la V.I.A. vecchia per la nuova... 90 categorie progettuali che saranno escluse dalla partecipazione! Si rischia il disastro!

 


 ADESIONI
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua
3683188739
e-mail:segreteriah2oabruzzo@gmail.com

(by Nicola)

E' nata la "Rete dei Numeri pari contro le diseguaglianze per la giustizia sociale e la dignità"


Campobasso, 31 marzo 2017

A tutti i Referenti delle Associazioni in indirizzo

LORO SEDI



OGGETTO: Rete dei Numeri pari: contro le diseguaglianze per la giustizia sociale e la dignità. Proposta di incontro.



Cari Amici, 
 

è nata la Rete dei Numeri Pari! Il movimento suggerisce e sottolinea una duplice esigenza: da una parte l’obiettivo di contrastare la disparità e la disuguaglianza sociale a favore di una società più equa; dall’altra la necessità di potenziare l’azione tra “eguali” nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili a incisivi interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale. Tutto ciò è in parte già in atto in molte realtà territoriali: si tratta di dare ulteriore vigore alle iniziative, di coordinarle al meglio , di stimolarle e originarle là dove sono ancora assenti o insufficienti, di valorizzare il punto di vista femminile e il ruolo delle donne il cui contributo, sia nelle aree povere che opulente del mondo, ha consentito la critica pratica e radicale alla cultura patriarcale come fonte della disuguaglianza, non solo di genere, dotando di nuovi paradigmi concettuali ogni attività di contrasto.

“Numeri pari” :

  1. sottende uguale dignità tra tutti gli attori. Ogni città, ogni territorio esprime diversi soggetti: gruppi, singoli, organizzazioni, che si impegnano nei diversi e articolati aspetti che la lotta alla disuguaglianza richiede. Insieme ci si coordina, ci si suddivide il lavoro, si approfondiscono eventuali ambiti di indagine, si verifica con puntualità l’attività svolta. Si costruisce un’alleanza orizzontale che in ogni realtà locale autonomamente decide il da farsi, converge o confligge con l’Amministrazione in base alle diverse assunzioni di responsabilità da parte della stessa.
  2. denuncia, propone e co-realizza le diverse iniziative che costituiscono l’asse portante della metodologia di intervento.
  3. A tale fine è stata creata una piattaforma informatica dove tutte le associazioni, i movimenti, i gruppi sociali possono aderire e condividere.

Di tutto ciò e di quanto è stato fissato nel “manifesto” della Rete dei Numeri Pari, che vi alleghiamo, vogliamo confrontarci, affinchè anche qui in Molise, nella nostra regione, possa nascere un forte movimento di “massa associativa” che si interfacci con l’Italia intera e interagisca con le iniziative di tante altre realtà.
Per questo Vi invitiamo all’incontro fissato per LUNEDI’ 10 APRILE 2017 alle ore 17.00 presso la Sala parrocchiale della Parrocchia Sant’Antonio di Padova in Viale Principe di Piemonte, n.6.

Restiamo in attesa di una cortese assicurazione.

Cordiali saluti.

Il coordinatore regionale di LIBERA

Prof. Franco Novelli

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 Rete “Numeri Pari”: documento base
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1. Le buone ragioni per rilanciare l’iniziativa di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze
- La crisi economica perdurante da ormai otto anni ha prodotto i grandi numeri della miseria economica e culturale che conosciamo: il numero di persone in povertà assoluta è triplicato e il rischio povertà colpisce quasi un terzo della popolazione; sono aumentati i disoccupati e gliinoccupati; è cresciuto il numero dei lavoratori poveri il cui reddito insufficiente ne pregiudica le capacità di autodeterminazione; è peggiorata la condizione minorile e giovanile (ad esempio l’altissimo numero dei giovani che non studiano e non lavorano); si sono aggravate le discriminazioni di genere per quanto riguarda accesso al mercato del lavoro, retribuzione e assegni pensionistici; 100.000 italiani hanno lasciato il paese nell’ultimo anno in cerca di miglior fortuna; si è rafforzato il potere delle mafie e il loro potere di penetrazione economico culturale a causa del ricatto economico; si approfondisce la disuguaglianza territoriale aggravando ulteriormente la questione meridionale.
- Relativamente alla valutazione della crisi sono sempre di più le analisi, che depongono a sfavore della tradizionale interpretazione congiunturale dei cicli economici, e che “collocano” invece la crisi come risultato di un mutamento d’epoca che necessita di interventi che non possono rientrare negli strumenti dell’ordinarietà.
- In tutti questi anni l’incremento della povertà ha comportato un aumento delle disuguaglianze. In Europa, stante all’indice Gini di disuguaglianza di reddito, solo la Gran Bretagna sembra aver fatto peggio dell’Italia. Non si è risposto alla crisi con più welfare, ma con meno welfare, che è stato uno degli ambiti maggiormente sacrificati per il recupero di risorse a favore di un auspicato nuovo sviluppo dell’economia. Anche nei settori in cui la spesa sociale non è arretrata, di fatto i livelli di welfare non sono stati in grado di contrastare l’erosione sociale di molte fasce di ceto popolare ed anche di ceto medio. Il dato delle 350.000 sentenze di sfratto negli ultimi 5 anni in Italia per “morosità incolpevole” è significativo della totale disattenzione nei confronti delle così dette “nuove povertà”.
- Anche i due grandi “beni comuni”, la Scuola Pubblica e il Sistema Sanitario Nazionale, che di per sé contribuiscono in misura massiccia alla redistribuzione del reddito in Italia , sono oggi sotto attacco da parte di un insieme di forze che ne vorrebbero il parziale smantellamento.
- La mobilità sociale, indicatore sostanziale di una società democratica, ha subito un brusco freno e la povertà è tornata ad essere ereditaria: l’aumento della dispersione scolastica e universitaria ne sono un primo evidente indicatore. La coesione dei cittadini ne ha fortemente risentito, esprimendosi nell’inasprimento delle “guerre tra poveri”, in particolare nei confronti del bersaglio privilegiato dei migranti, e con un progressivo slittamento verso la protesta politica semplificatrice e qualunquistica. La corruzione e il clientelismo dilagante nella Pubblica Amministrazione, unitamente alle collusioni accertate di alcuni esponenti dello stesso “Terzo Settore”, rendono più complicato e difficile il ruolo della “buona politica” nel lavoro di bonifica istituzionale.
2. La rete dei “Numeri Pari” - L’appellativo “Numeri Pari” suggerisce e sottolinea una duplice esigenza: da una parte l’obiettivo di contrastare la disparità e la disuguaglianza sociale a favore di una società più equa; dall’altra la necessità di potenziare l’azione tra “eguali” nei territori, costruendo iniziative locali che uniscano tutte le forze delle diverse organizzazioni e dei cittadini disponibili a incisivi interventi concreti, dando luogo a significative sperimentazioni che forniscano idee e gambe per un effettivo welfare municipale. Tutto ciò è in parte già in atto in molte realtà territoriali: si tratta di dare ulteriore vigore alle iniziative, di coordinarle al meglio, di stimolarle e originarle là dove sono ancora assenti
o insufficienti, di valorizzare il punto di vista femminile e il ruolo delle donne il cui contributo, sia nelle aree povere che opulente del mondo, ha consentito la critica pratica e radicale alla cultura patriarcale come fonte della disuguaglianza, non solo di genere, dotando di nuovi paradigmi concettuali ogni attività di contrasto.
- “Numeri Pari” sottende uguale dignità tra tutti gli attori. Ogni città, ogni territorio esprime diversi soggetti: gruppi, singoli, organizzazioni, che si impegnano nei diversi e articolati aspetti che la lotta alla disuguaglianza richiede. Insieme ci si coordina, ci si suddivide il lavoro, si approfondiscono eventuali ambiti di indagine, si verifica con puntualità l’attività svolta. Si costruisce un’alleanza orizzontale che in ogni realtà locale autonomamente decide il da farsi, converge o confligge con l’Amministrazione in base alle diverse assunzioni di responsabilità da parte della stessa.
- Denuncia, proposta e co-realizzazione delle diverse iniziative costituiscono l’asse portante della metodologia di intervento.
3. Vecchie e nuove povertà: quali interventi?
- L’intervento sulle “vecchie” povertà tradizionali, che già conoscono la vita di strada, costituisce l’ambito più “collaudato” dell’esperienza dei servizi. Per i “senza tetto” la risposta ai bisogni inevasi essenziali, costituita da mense e dormitori, pubblici e del non-profit, costituisce una “rete” che, pur insufficiente, è dotata di un coordinamento, di una riflessione tecnico-operativa e di una prassi consolidata che, in alcune città metropolitane in particolare dove il fenomeno si concentra, sta cercando di mettere in atto livelli essenziali di assistenza nella carenza e nella precarietà degli interventi predisposti. Quale progettazione per il reinserimento sociale, rivolto al superamento della condizione di esclusione, rimane il problema non ancora assunto se non in termini sporadici ed eccezionali.
- L’intervento sulle nuove povertà, vulnerabilità e marginalità, rivelandosi una necessità più recente, ha colto più impreparate non solo le Amministrazioni che hanno dovuto fare da primo interfaccia alle situazioni di indigenza, ma anche le stesse organizzazioni di volontariato sociale e non-profit. Come evitare la deriva sociale e la condizione di progressiva marginalità di chi per esempio ha perso il lavoro, sta perdendo di conseguenza la casa, e rischia di mettere a repentaglio la convivenza dell’unità familiare, costituisce una problematica che conserva ancora marcate valenze preventive e non costringe ad un intervento dalle caratteristiche solo e meramente riparative. Impedire l’esecutività di uno sfratto, promuovere un passaggio da casa a casa dignitoso o attivare processi di mediazione fra il conduttore dell’ immobile e la proprietà al fine di garantire l’abitazione per la famiglia, consente di attivare molto di più le energie e le responsabilità di quel nucleo, coinvolgendolo in iniziative di vario tipo.
Proprio nella denuncia e nella proposta di modalità più costruttive di intervento i Numeri Pari dovranno saper affermare quegli elementi di discontinuità nell’approccio alle politiche sociali che permettono una radicale inversione di tendenza, ci riferiamo in particolare a:
- “Sfratti zero” dovrebbe porsi come l’obiettivo di un impegno di contrasto alle nuove povertà,
come prima occasione di un’attivazione nei territori, col coinvolgimento del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale (ma non solo), nella definizione di progetti
intorno alle necessità di una realtà locale, che appaiono evidenti ai cittadini, ma non sono state ancora raccolte e tantomeno risolte.
- “Adeguamento del Fondo Nazionale Sociale” per la diffusione dei servizi sociali e l’affermazione su tutto il territorio nazionale dei Livelli Essenziali di Assistenza, senza discriminazioni regionali e locali.
- Investimento sull’infanzia con una maggiore promozione all’accesso agli asili nido e alla prescolarità per i bambini delle famiglie svantaggiate e donne sole. Legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutti gli studenti effettive uguali opportunità.
- “Istituzione del reddito di dignità”, che metta finalmente al passo anche l’Italia con tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, di cui abbiamo fino ad oggi ignorato il richiamo. Si tratta non solo di superare lo “spezzatino” delle tante ma insufficienti, e a volte contraddittorie, misure assistenziali. Il significato del reddito di dignità è più ampio: unisce a un doveroso atto di giustizia sociale l’occasione di riconnettere le risorse individuali e familiari alle esigenze scoperte delle comunità locali, restituendo protagonismo e autorevolezza sociale alle persone che vivono una condizione di marginalità e rischiano la deriva dell’emarginazione e della completa deprivazione sociale.
- “Spesa sociale fuori dal patto di stabilità”, proposta già avanzate dalle reti e campagne sociali in questi anni, è la condizione necessaria per mettere in condizione Comuni e Enti Locali ad investire nelle politiche sociali, ridurre le disuguaglianze, sostenere esperienze innovative e coprogettazioni.
4. Ripartire dai SIA (Sostegno Inclusione Attiva)
Tra le poche luci e le molte ombre dei provvedimenti governativi di contrasto alla povertà, è parere pressoché unanime il giudizio positivo sulle misure di sostegno all’inclusione attiva, che vengono istituite e messe in capo ai Comuni. Al di là del fatto che le risorse assegnate sono limitatissime e i criteri di accesso al servizio estremamente rigidi (per questo motivo non può essere condiviso l’ossimoro dell’“universalismo selettivo”: una opportunità che si vuole accessibile a tutti quanti ne abbiano bisogno, ma riservata al momento solo ai pochi più indigenti tra gli indigenti, per via dell’esiguità delle risorse predisposte), l’aspetto innovativo dei SIA sta nel recepimento di una metodologia di intervento che dalle esperienze indiane di Yunus e A. Senn ha fatto poi scuola. Si stabilisce l’abbinamento tra l’aiuto economico, che non assume una valenza solo assistenziale, e l’assunzione di un impegno da parte del beneficiario, all’interno della predisposizione di un progetto di inclusione sociale che di quell’aiuto è il corrispettivo richiesto. Dove si colloca l’aspetto vulnerabile di quest’impostazione che si vuole considerare “sperimentale”? Nell’Ente locale (Comuni e Consorzi socio-assistenziali) che (molti dei quali), pur di fronte all’esiguità della platea dei beneficiari selezionati, dichiarano l’insufficienza di personale per progettare e gestire la realizzazione dei SIA. Le domande devono già essere state raccolte (per impegno di legge) entro il settembre del presente anno. Ad esse si applicano i rigidi criteri di selezione, ma alle domande setacciate si tratta di formulare un progetto di inclusione sociale che faccia matching, che si accordi con le esigenze della comunità locale. Il rischio di molti Comuni può consistere nel fornire reddito assistenziale in cambio di mero lavoro volontario al posto di una reale e duratura inclusione sociale. È su questi punti, oltre a monitorare tutto il processo (dal dare conto della percentuale selezionata in rapporto alle richieste effettuate, fino al rispetto dei tempi dell’operazione), che la rete di Numeri Pari può offrire un non trascurabile contributo per il successo dei progetti di inserimento: in termini di potenziamento dei progetti, di apporto di competenze, risorse da individuare, relazioni da attivare.
Rimane la necessità, come già accade in altri paesi europei, di forme di sostegno al reddito stabilite dalla stessa Costituzione europea all’art.34 della Carta di Nizza. La Costituzione europea stabilisce che nessun cittadino deve scendere in termini di reddito personale pro-capite sotto la soglia del 60% del reddito mediano pro-capite, indicata come linea invalicabile per garantire l’intangibilità della dignità umana. Il Reddito di Dignità ci permette di costruire un pensiero, una consapevolezza ed una proposta più forte per contrastare le pericolose tendenze culturali imposte dalle politiche di austerità: darwinismo sociale, universalismo selettivo e istituzionalizzazione della povertà.
5. Rivitalizzare l’“economia civile” e il mutualismo sociale L’intervento dello Stato, attraverso le sue articolazioni, non è riuscito a rispondere alle disuguaglianze sociali provocate dall’economia di mercato. Le politiche pubbliche non si sono rivelate all’altezza della ricerca di una nuova coesione e del rilancio di nuove forme di protagonismo sociale, non centrate sulla “dittatura del denaro”. Né sembrano riuscire a conciliare economia e rispetto dell’ambiente e conservazione della “madre terra”.
Il ruolo di Numeri Pari consiste anche nel realizzare, sostenere e diffondere nuove economie in grado di rispondere ai bisogni, anche delle vecchie e nuove marginalità e povertà, costruendo una diversa economia a dimensione locale, integrata nella rete di relazioni della comunità, che abbraccia la coltivazione di terre incolte, la biodiversità, l’alimentazione sana, gli orti urbani e i mercati locali a km zero, l’agricoltura sociale, i gruppi di acquisto solidale,… la rigenerazione delle aree dismesse e degli spazi urbani, le officine di riparazione, i servizi per la mobilità dolce, il riciclo di materiali d’uso, la conversione di officine fallite, la cura dell’ambiente e le energie pulite, il riassetto idrogeologico del territorio,… fino alla promozione culturale i doposcuola popolari, i servizi alla persona e le azioni di prossimità.
L’Italia ha già dato il via a tante iniziative ed esperienze di economia solidale e a “buone pratiche mutualistiche dal basso”, coniugando l’apporto di associazioni, gruppi, collettivi, famiglie, cooperative sociali, aziende che decidono di intraprendere modi di produzione, di scambio, di uso di beni e servizi diversi da quelli convenzionali dettati unicamente dall’economia di mercato. I Numeri Pari dovranno sollecitare i Comuni e gli Enti Locali per facilitare questi processi, promuovendo percorsi di “co-progettazione” e di sviluppo locale.
6. La questione dell’immigrazione
Negli interventi di contrasto alla povertà non si possono ignorare i migranti, che ne costituiscono una fascia rilevante, e che sono pretesto e oggetto di divisioni e ulteriore esclusione. L’“emergenza” profughi e il ruolo assunto nella loro gestione da cooperative “for profit” è argomento che esula dallo scopo di questo documento, anche se non può essere ignorato per le pesanti ricadute che si generano non solo sul “clima” dell’operatività ma anche sulla stessa possibilità di intervenire. Sicuramente fare sì che i Comuni possano avvalersi maggiormente della pratica degli SPRAR, in cui esercitano un ruolo consapevole e attivo, già dalla responsabilità iniziale di presentazione del progetto, può limitare la diffusione a pioggia dei CAS, che sfuggono di mano a qualsiasi gestione, non sono soggetti ad alcuna programmazione territoriale, e originano nei territori le note contraddizioni di cui riferiscono le cronache. Denunciare le gestioni, assistenzialiste, cattive e talvolta disoneste dovrà andare di pari passo con la diffusione di un’accoglienza residenziale diffusa su tutto il territorio nazionale, in strutture piccole a garanzia di una dimensione di vita più umana sia per chi è ospitato che per la comunità territoriale che accoglie. La collocazione delle strutture dovrà essere presso centri abitati collegati con il trasporto pubblico, che diano opportunità ai migranti di accedere ai servizi territoriali di base.
7. Diritti e reciproca responsabilità
Numeri Pari reclama il rispetto dei diritti dell’uomo e della sua dignità, in conformità alle Carte, Dichiarazioni e Costituzioni. La redistribuzione della ricchezza è un obiettivo della nostra Carta Costituzionale ed è dovere dello Stato rimuovere gli ostacoli d’ordine materiale e culturale che lo impediscono. Per altro verso il principio di sussidiarietà raccoglie il sentimento di reciprocità che il volontariato attiva in azioni di solidarietà capaci di esprimere anticipazione critica di risposte non sostitutive e “tappabuchi” rispetto alle dovute politiche pubbliche. L’intento di Numeri Pari è di dare più forza, territorio per territorio, alla difesa dei diritti delle persone, senza ignorare, al contempo, la necessità di un’organizzazione contestuale in grado di rispondere al bisogno urgente e di offrire un aiuto concreto.

(by Nicola)

Accordo di Roma: cosa significa veramente Unione Europea?

Per comprendere il significato del documento che i leader dei 27 Stati membri e delle istituzioni dell’Unione Europea hanno sottoscritto a Roma il 25 marzo 2017, occorre chiarire cosa dobbiamo intendere con la parola Europa.
Il significato, sempre sottinteso, della parola Europa oscilla tra il concetto di confederazione e quello di federazione. I due concetti si differenziano sotto il profilo della sovranità. Nella confederazione gli Stati membri conservano la loro piena sovranità ed hanno soltanto l’obbligo di rispettare i trattati da loro sottoscritti. Nella federazione la sovranità è divisa tra i singoli Stati, che debbono provvedere al benessere dei loro cittadini, e lo Stato federale che è competente nelle materie di interesse generale e deve provvedere a soddisfare gli interessi comuni di tutti i cittadini federati.
L’Europa di oggi, anzi l’Unione Europea di oggi, non è né l’una né l’altra forma di Stato e spesso travalica le proprie competenze incidendo profondamente in quelle riservate agli stessi Stati membri.
In sostanza l’Unione Europea non esiste. Il potere decisionale infatti spetta al Consiglio dei Ministri che non è eletto dal popolo europeo, mentre il Parlamento eletto dal popolo ha solo il potere di emettere dei pareri conformi. Ciò significa che la politica economica e monetaria dei singoli Paesi è concertata tra 27 Stati, il che fa sì che gli Stati più forti sopraffanno quelli economicamente più deboli.
Nell’attuale situazione ci sono Stati come la Francia e la Germania che mantengono inalterato il loro stato sociale e non sono sottoposti alla politica dell’austerità, mentre altri Stati, come quelli del sud Europa sono sottoposti a questo tipo di politica e quindi ad un’azione corrosiva che porta alla recessione, alla disoccupazione e alla svendita persino dei territori. Questa non è Europa. L’Europa nella quale dobbiamo credere è una vera Europa federale nella quale i singoli Stati agiscono su un piano di assoluta parità nel perseguire l’interesse della federazione.
Quanto hanno sottoscritto i leader dei 27 Stati membri, fatta eccezione per talune espressioni enfatiche, come “il sogno di pochi e la speranza di molti”, oppure “renderemo l’Unione Europea più forte e più resiliente”, dimostra con tutta evidenza che l’obiettivo è quello di affermare i principi del neoliberismo imperante a favore delle banche e delle multinazionali e contro gli interessi dei popoli. Infatti i sottoscrittori della dichiarazione di Roma parlano di un’Unione “competitiva e sostenibile”, di “una moneta unica stabile e ancora più forte”, di “opportunità di crescita, coesione, competitività, innovazione e scambio”, nonché di “crescita sostenuta e sostenibile”, e infine di “riforme strutturali” con evidente riferimento in quest’ultimo caso alla necessaria demolizione degli Stati nazionali, i quali invece devono avere una loro vita ed autonomia nell’ambito di una reale federazione.
Non sfugga inoltre che i predetti leader europei pongono come fine immediato “il completamento dell’unione economica e monetaria” e “un’unione in cui le economie convergano”. In questo quadro appaiono come assolutamente vani i riferimenti al “progresso economico e sociale”, alla “diversità dei sistemi nazionali”, al “ruolo fondamentale delle parti sociali” e il riferimento esplicito al principio di sussidiarietà.
La verità è che il Consiglio europeo attuale vuole continuare sulla via del neoliberismo economico ignorando deliberatamente il pensiero keynesiano che è l’unica via da seguire per risolvere la presente crisi economica attraverso la redistribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale.
Eppure un esempio da seguire lo abbiamo tutti: è la sezione terza, parte prima, della nostra Costituzione dedicata “keynesianamente” ai rapporti economici.

Paolo Maddalena 

(by Nicola) 

ATTUARE LA COSTITUZIONE. Lavori dell'Assemblea Nazionale - 19


 
“Programma urgente per l’Attuazione della Costituzione"

Interventi:
Leandro Mazzei



Iscrizioni

http://sovranitapopolare.it/
 
 
Promotori

Confederazione Sovranità Popolare - AequaFutura - ALEF - Alternativa Riformista Umbria - Amicizia e Libertà - Anadimi Onlus - Articolo 53 - Circoli Insieme Veneto - Comitato per il NO di Gubbio - Comitato per il NO Piegaro, Paciano e Panicale - Comitato Popolare Foligno Vota No - Comitato Popolare per il No Firenze - Comitato Popolare Perugia Vota No - CoNUP - Coordinamento dei Comitati per il No Valle del Serchio (Lucca) - Democrazia in Movimento - Federazione Solidarietà Popolare - Fondazione di Studi Celestiniani per la Pace - Iassem - Il Gabbiano - ImolaOggi.it – L’Altra Liguria - Megachip - Noi Sovrani - Osservatorio Molisano sulla Legalità (OML) - Pandora TV - Politici Cristiani - Programma 101 - Rigenerare la Democrazia

(by Nicola)

martedì 28 marzo 2017

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI. Firmate e invitate a firmare la petizione contro le nuove procedure di Valutazione di Impatto Ambientale

 

 PETIZIONE

Al Presidente della repubblica
Ai Presidenti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato
Ai Parlamentari
Ai Presidenti della Regioni
Agli Assessori all'Ambiente delle Regioni
Commissione Europea
Autorità Nazionale Anti-Corruzione
Ai Consiglieri regionali
Ai comitati/associazioni/movimenti

OGGETTO: nuove procedure di Valutazione di Impatto Ambientale - rapporto Stato-regioni - qualità ambientale etutela della Salute - richiesta di radicale modifica della proposta del Governo di recepimento della Direttiva 2014/52/UE
 
Siamo organizzazioni che da decenni operano nel campo della tutela dell'ambiente, partecipando attivamente alla vita civica del paese e che hanno spesso evitato scempi e gravi danni al territorio e alla salute dei cittadini frutto di scelte errate e spesso scellerate degli amministratori.
 
Abbiamo letto la proposta di Decreto predisposta dal Governo per il recepimento della Direttiva 2014/52/UE con modifiche al D.lgs.152/2006 che ora è al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari.
 
Vogliamo esprimere la più profonda amarezza ed indignazione per i contenuti del tutto inaccettabili del Decreto che guardano con evidente fastidio alla partecipazione dei cittadini e degli enti locali alle scelte che riguardano i territori dove essi vivono. Viene alterato anche il rapporto tra Stato centrale e regioni. Enti locali e cittadini che addirittura perdono del tutto la possibilità di intervenire per numerosi progetti.
 
Un provvedimento che possiamo definire in diversi passaggi tecnicamente criminogeno per i vantaggi che offre a chi vuole illecitamente e abusivamente sfruttare l'ambiente mettendo a rischio la salute delle persone e la qualità del territorio e ai funzionari pubblici infedeli e ai privati meno attenti una vera e propria vantaggio di posizione che, tra l'altro, mina alla base la libera concorrenza in quanto penalizza proprio le aziende più corrette in una competizione al ribasso.
 
Oltre a diverse e palesi violazioni della Costituzione e della stessa Direttiva Comunitaria che sulla carta vorrebbe recepire, in almeno un passaggio vi è addirittura il sovvertimento dello Stato di Diritto con funzionari dell'apparato amministrativo che potranno ignorare le decisioni dei Tribunali amministrativi. Inoltre addirittura si rivendicano scelte anti-meritocratiche per la selezione dei soggetti che dovrebbero decidere e valutare i progetti.
 
Crediamo che questo Paese non meriti tutto ciò, dopo decenni di depredazione dei territori con le devastazioni che sono sotto gli occhi di tutti proprio a causa dell'incuria della classe dirigente che non ha ascoltato la voce dei cittadini organizzati che quasi sempre si è rivelata più lungimirante.
 
Basti pensare che le forze politiche di maggioranza in queste paese per anni, davanti ai conflitti sociali sulle grandi opere, hanno a parole richiamato l'importanza del dibattito pubblico preventivo. peccato che non l'abbiano mai praticato nonostante sia previsto dal 2006 nel Testo Unico dell'Ambiente! Ecco, ora che la Direttiva Comunitaria intende aumentare la dose di partecipazione nel sistema la bozza di Decreto svilisce ulteriormente sia questi strumento che altri che potrebbero servire allo scopo di far partecipare enti locali e cittadini alle decisioni, come hanno dimostrato lo scorso 4 dicembre 2016 con l'enorme partecipazione al Referendum costituzionale che, tra l'altro, ha detto No alla riforma costiotuzione che toccava proprio l'art.117 proponendo un ulteriore accentramento.
 
Questo decreto non prende atto della lezione data dai cittadini il 4 dicembre 2016 e va nella direzione di quella riforma bocciata.
 
Qui di seguito passiamo velocemente in rassegna le principali criticità, rimandando al documento tecnico allegato un'analisi approfondita punto per punto con alcune delle numerose proposte che la nostra esperienza diretta ha maturato in questi anni in materia di procedimenti valutativi di carattere ambientale.
 
Vedrete che le nostre indicazioni non verteranno sulla questione dei tempi certi perchè i primi in questi anni ad aver accusato il Ministero dell'Ambiente delle ineccettabili lentezze nell'esame dei progetti siamo proprio noi, visto che vogliamo l'immediata definizione dei procedimento per non vivere con la spada di Damocle sulla testa per anni se non per decenni. Non ci spaventa il confronto. Ma noi vogliamo che il paese si comporti in maniera adulta e matura, altri invece cercano i sotterfugi e gli escamotage di cui è pieno questo decreto che mostra gravissimi limiti anche culturali e etici. Tali ritardi, che la politica dovrebbe non solo stigmatizzare a parole ma causare provvedimenti contro chi ne è stato il promotore, non possono essere certo strumentalizzati proprio da chi li ha causati proponendo norme anti-democratiche che uccidono un dibattito sulle opere che non può che migliorare la nostra democrazia e la stessa economia.
 
Siamo disponibili ad un confronto, anzi, lo chiediamo, affinchè possiate comprendere tutti i gravissimi limiti di questo provvedimento che deve essere assolutamente modificato pena l'ulteriore decadimento della vita pubblica nel nostro paese.
 
Certi di riscontro, cogliamo l'occasione per porgere i nostri migliori saluti.
 
VIA IN SANATORIA E I CANTIERI CONTINUANO ANCHE IN CASO DI ANNULLAMENTO DEL TAR DEI PROVVEDIMENTI AUTORIZZATORI.
Il Decreto prevede di poter accedere in qualsiasi momento e per qualsiasi tipologia di opera alla V.I.A. "in sanatoria". Addirittura si prevede la possibilità di continuare i lavori anche se "scoperti" a realizzare un progetto (una cava, un gasdotto ecc.) senza V.I.A. oppure quando il parere V.I.A., se esistente, è stato sospeso o annullato del T.A.R.!
Il tutto con eventuali sanzioni ridicole di decine di migliaia di euro a fronte di opere che portano guadagni in alcuni casi miliardari.

PER DECINE DI CATEGORIE DI OPERE NIENTE PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
La Verifica di Assoggettabilità a V.I.A. (V.A.), che oggi è un primo filtro per impianti di rifiuti, cave ecc. praticamente diventerà un orpello. Infatti è stata eliminata completamente la fase di partecipazione per i cittadini ed enti locali, che oggi hanno 45 giorni per presentare le osservazioni. Avverrà solo la pubblicazione sul WEB dello scarno documento di "studio preliminare ambientale" da parte del proponente, senza ulteriori elaborati. Da quel momento entro 60 giorni l'ente competente si deve esprimere. La decisione del Ministero dell'Ambiente potrà avvenire anche entro un'ora senza che nessun cittadino o ente locale possa avere anche solo il tempo per accorgersi del deposito del progetto. A quel punto rimarrebbe solo il T.A.R., peraltro sempre con la possibilità di vedere proseguire i cantieri anche in caso di vittoria davanti al tribunale! Una procedura totalmente illegittima in quanto la Convenzione di Aarhus, ratificata dall'Unione Europea e dall'Italia con la legge 108/2001, prevede che per tutti i progetti, anche non sottoposti a V.I.A., che possono avere impatti potenziali sull'ambiente, deve essere assicurata la possibilità e tempi congrui per il deposito di osservazioni da parte dei cittadini.
 
TRADITI LO SPIRITO E LE NORME DELLA DIRETTIVA COMUNITARIA SU PARTECIPAZIONE, CORRUZIONE, QUALITÀ E CONFLITTO DI INTERESSE
La direttiva comunitaria sulla V.I.A. è stata modificata nel 2014 per garantire:
-la valorizzazione della partecipazione dei cittadini alle scelte per evitare che si discuta dopo e aumentino i conflitti;
-la trasparenza a tutti i livelli grazie anche alle tecnologie digitali;
-la prevenzione dei conflitti di interesse e della corruzione;
-la qualità nelle procedure e nelle scelte attraverso una verifica delle competenze di enti e redattori degli studi di impatto.
Il Decreto va nella direzione esattamente opposta!
Basti pensare alla ulteriore chiusura della Commissione VIA nazionale all'ascolto dei territori (non è stata neanche prevista la possibilità di audizioni!), con un ulteriore sbilanciamento a sfavore delle istanze dei cittadini (vista anche l'accentramento di ulteriori competenze) e la totale disattenzione posta al tema dell'inchiesta pubblica che pure in alcune regioni aveva iniziato a dare i suoi frutti.
OPERA DA MILIARDI VALUTATE SUGLI SCARNI ELABORATI DELLO STUDIO DI FATTIBILITÀ
La V.A. e la V.I.A. si faranno su elaborati progettuali del livello di dettaglio dello "studio di fattibilità". Oggi per la procedura di V.I.A. si deve depositare il progetto definitivo con dettagli importanti ai fini delle analisi. Con questo decreto i cittadini e gli enti potranno quindi partecipare al procedimento avendo in mano solo "quattro schizzi" privi di dettagli tecnici fondamentali per verificare gli impatti oppure, come sta accadendo frequentemente, per accorgersi di eventuali abusi già fatti.
 
COMMISSARI VIA SCELTI SENZA CONCORSO
I commissari della commissione VIA nazionale saranno scelti dal Ministro espressamente "senza fare ricorso a procedure concorsuali", alla faccia della Costituzione. Hanno introdotto questa specifica dopo la bocciatura della Corte dei Conti proprio sulle nomine di Galletti per la nuova commissione V.I.A., bocciatura avvenuta proprio per l'assenza di criteri selettivi. Inoltre è sempre il ministro che nomina la segreteria tecnica di funzionari a supporto della commissione VIA nazionale. Il controllo partitico diventerà totale.
MOLTE CATEGORIE DI OPERE DIVENTANO DI COMPETENZA STATALE
Diverse categorie di progetti energetici, infrastrutturali, di impianti (cave ecc.) passano dalla competenza regionale a quella nazionale per sottrarli all'influenza delle comunità che più facilmente fanno sentire la propria voce con le istituzioni locali. Si cerca così di superare surrettiziamente l'esito referendario del 4 dicembre, quando è stata bocciata anche la riforma dell'Art.117 della Costituzione che prevedeva un forte accentramento.
 
MANCATO COORDINAMENTO DELLE PROCEDURE DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE
Tra i principi e criteri direttivi della legge delega c’è anche quello della “semplificazione, armonizzazione e razionalizzazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale anche in relazione al coordinamento e all’integrazione con altre procedure volte al rilascio di pareri e autorizzazioni a carattere ambientale”.
Il recepimento della Direttiva doveva essere l'occasione per coordinare veramente le procedure valutative con particolare riferimento alla V.INC.A. visto che, almeno teoricamente, dovrebbe essere uno dei caposaldi delle politiche comunitarie in materia di tutela della Biodiversità.
La Commissione Europea ha aperto la Procedura Pilot 6730/14/ENVI proprio per la scarsa (o nulla) qualità degli sttudi e delle valutazioni che riguardano migliaia di siti Natura2000 in Italia (e il 10% del territorio nazionale).
I gravi limiti del D.P.R.357/97 potevano essere affrontati e risolti in questa sede ma nulla è stato previsto.
 
I PROGETTI ESCLUSI "D'IMPERIO" DALLA V.I.A.
Il Ministro dell’ambiente potrà, in casi eccezionali, e previo parere del Ministro dei beni culturali, esentare in tutto o in parte la realizzazione di un progetto dalla valutazione di impatto ambientale, qualora l’applicazione della procedura di VIA incida negativamente sulla finalità dello stesso progetto, a condizione che siano rispettati (non si sa bene come) gli obiettivi della normativa nazionale ed europea in materia di valutazione di impatto ambientale. Si tratta di un “potere” di non poco conto, in quanto in questo modo si accorda al Ministro dell’ambiente un potere pressoché discrezionale, che si riassume nel far prevalere le ragioni delle finalità dei progetti da realizzare sulle ragioni della tutela ambientale. Eccezionale, infatti, sarà quel caso che il Ministro riterrà essere tale. Vero è che questa possibilità è contemplata dalla direttiva europea che il Governo sta attuando con il suo decreto; ma si tratta appunto di una facoltà e non di un obbligo. Aggiungiamo che il decreto del Governo deve rispettare i principi e i criteri direttivi fissati dalla legge delega del Parlamento (legge n. 114/2015), tra i quali il “rafforzamento della qualità della procedura di valutazione di impatto ambientale”. E l’attribuzione di un potere discrezionale di quel tipo in capo al Ministro finisce, a mio avviso, per vanificare la volontà espressa dal Parlamento attraverso la sua legge.
 
NIENTE VALUTAZIONI SUGLI IMPATTI SUL PATRIMONIO CULTURALE
Diversamente da quanto accade oggi, il decreto del Governo non prevede più che nel rapporto ambientale si indichino quali effetti il progetto da realizzare produca sul patrimonio culturale (sebbene il decreto dichiari che la VIA debba individuare, descrivere e valutare gli impatti ambientali anche sul patrimonio culturale.
 
L'ESCAMOTAGE PER NON FAR SMONTARE PIATTAFORME E RELATIVI GASDOTTI E OLEODOTTI SOTTOMARINI A FINE VITA
In primo luogo all'Art.25, "Disposizioni attuative" si prevede un escamotage per evitare a fine produzione alle multinazionali di dover smontare le piattaforme oggi esistenti (o quelle ancora da costruire) nonchè gasdotti e oleodotti sottomarini a queste connessi. Infatti al comma 6 si prevede un Decreto del Ministro dello Sviluppo, di concerto con il Ministro dell'Ambiente, con semplice parere della Conferenza tra stato e regioni, con cui si prevedono le "linee guida per la dismissione mineraria o destinazione ad altri usi delle piattaforme per la coltivazione di idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse". Già immaginiamo i mille e fantasiosi usi che verranno proposti per queste strutture. Un vantaggio di centinaia di milioni di euro, visto che ci sono decine di piattaforme da smantellare e centinaia di chilometri di tubazioni posate sul fondo marino da bonificare. Materiali che rilasciano sostanze nel nostro mare.
DECISIONI SUI PROGETTI PETROLIFERI E LA PROSPEZIONE CON AIRGUN SENZA ALCUN CONFRONTO CON ENTI LOCALI E CITTADINI
Attualmente il Testo Unico dell'Ambiente D.lgs.152/2006 prevede che tutte le attività del settore siano sottoposte direttamente a Valutazione di Impatto Ambientale, dalla prospezione in mare con la tecnica dell'airgun fino alla coltivazione dei giacimenti, passando per lo scavo dei pozzi, con una fase pubblica di 60 giorni per cittadini ed enti locali per depositare osservazioni. Sui progetti di airgun, ad esempio, ci sono sempre decine di osservazioni di enti e associazioni e un dibattito fortissimo. Proprio come deve avvenire in uno stato democratico avanzato!
Le direttive comunitarie sulla VIA che si sono succedute, compresa l'ultima, la 52/2014/UE, hanno previsto due liste di progetti. Quelli inseriti nella prima devono sempre fare da subito la V.I.A. completa. Per quelli inseriti nella seconda la Direttiva demanda allo Stato membro di decidere se fare direttamente la V.I.A. o effettuare prima una verifica di assoggettabilità a V.I.A. (screening) sulla base delle condizioni specifiche del proprio territorio e anche della sensibilità della popolazione sugli specifici temi. In Italia sulla questione petrolifera negli ultimi anni c'è stata una fortissima mobilitazione di enti e cittadini.
In un paese estremamente vulnerabile per i rischi ambientali, da quello sismico a quello idrogeologico, con problemi rilevanti per la qualità dell'aria e dell'acqua, con una densità di popolazione molta alta, beni artistici diffusi, in un territorio unico per le produzioni enogastronomiche, uno si aspetterebbe la massima cautela. Per una volta era accaduto! Infatti si è optato per un regime rigoroso e cautelativo, sottoponendo anche alcuni progetti della seconda lista, le prospezioni con airgun o esplosivi, e tutti i progetti di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, a V.I.A. diretta.
Oggi il Governo, modificando gli allegati del Testo Unico dell'Ambiente, sceglie di abbassare le tutele invece di confermarle o aumentarle scegliendo per decine di progetti di fare prima lo screening, togliendo pure il contraddittorio con cittadini, associazioni ed enti locali.
Tutte le prospezioni, sia con airgun in mare sia con esplosivi, e i progetti petroliferi di coltivazione di giacimenti con produzione fino a 182.500 tonnellate di petrolio o 182 milioni di Mc di gas annua, cioè praticamente la gran parte di quelli del paese, invece di fare la V.I.A. come avviene oggi potranno partire con il semplice screening, con l'aggravante che non vi è la fase di partecipazione. Solo eventuali nuovi pozzi dovranno fare la V.I.A. diretta.
Esistono numerosi giacimenti in cui i pozzi sono stati scavati nel passato e vi è la procedura di V.I.A. in corso per la sola coltivazione. Ad esempio, a Comacchio, a S. Maria Nuova nelle Marche oppure a Bomba in Abruzzo. Non è che siccome i pozzi ci sono già non esistono più problemi ambientali potenziali derivanti dalla coltivazione del giacimento. Anzi! La fase estrattiva può avere effetti enormi in aree densamente abitate e delicate dal punto di vista ambientale (Comacchio è sito UNESCO!), dalla subsidenza alla sismicità indotta, passando per la modifica della qualità delle acque, alla gestione dei rifiuti prodotti. Le sole acque di produzione possono ammontare a milioni di mc. Ecco, le nuove procedure per questi progetti partiranno dal solo screening senza contraddittorio mentre le procedure di V.I.A. già in essere potranno essere pure riconvertite nel procedimento più favorevole!
 
Prime adesioni:
 
Organizzazioni nazionali:
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA,
COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV,
ASSOCIAZIONE MEDITERRANEA PER LA NATURA ONLUS,
GRUPPO D'INTERVENTO GIURIDICO ONLUS,
RETE NAZIONALE NO GEOTERMIA ELETTRICA SPECULATIVA ED INQUINANTE,
ASSOCIAZIONE ANTIMAFIE RITA ATRIA,
PEACELINK,
NUOVO SENSO CIVICO ONLUS
ALTURA

Organizzazioni territoriali
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia.
Comitato No Gasaran
COLLETTIVO ALTREMENTI VALLE PELIGNA,
LIPU ABRUZZO,
Comitato Spontaneo Amici del Tarinè
CAST (Comitato Ambiente Salute e Territorio),
ASSOCIAZIONE AMBIENTE E SALUTE NEL PICENO,
ABRUZZO BENI COMUNI,
COMITATI CITTADINI PER L'AMBIENTE DI SULMONA,
PESCARA PUNTO ZERO,
FORUM ABRUZZESE DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA,
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS,
“A.D.A.S.C.” – Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini (Milazzo)
Ecoistituto del Veneto Alex Langer
Movimento dei Consumatori
AmicoAlbero
COMITATO CONTRO LO STOCCAGGIO DI SAN MARTINO SULLA MARRUCINA,
COORDINAMENTO DEI COMITATI "NO ELETTRODOTTO VILLANOVA-GISSI-FOGGIA",
COMITATO NO POWERCROP,
SALVIAMO L'ORSO,
CIRCOLO VALORIZZAZIONE TERRE PUBBLICHE,
COMITATO "LA DIFESA", COMITATO NO INCENERITORE VAL DI SANGRO,
SALVIAMO LA PIANA
ASSOCIAZIONE "I CITTADINI" - VILLAFRANCA TIRRENA
VeneziaAmbiente
Comitato Opzione Zero
Orsa ProNatura
Tavolo di lavoro provinciale Basta Veleni di Brescia
Osservatorio Molisano sulla Legalità (OML)


ADESIONI

 Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua 3683188739


(by Nicola)