giovedì 14 gennaio 2016

COMUNICATO STAMPA

Riceviamo e pubblichiamo 


 
NON SI PUO’ MORIRE COSI’!

A quelli che come la cara Cristina dedicano una vita allo studio di vecchi documenti e alla diffusione dei loro contenuti al fine di approfondire le nostre radici e cercare in esse le fasi più critiche e negative avvenute nel corso della storia per non ripetere errori, a quelli che come lei non lasciano spazio all’improvvisazione per affermare l’autenticità delle fonti, a quelli che come lei il sapere e il sorriso verso il pubblico non li fanno mai mancare nonostante i problemi dell’esistenza, a quelli che come lei dovendo entrare in una stanza comune, picchiano tre volte e si scusano altre cento pur sapendo dell’eccesso di cortesia usata, a quelli che come a lei tutti si rivolgono per avere certezza o un parere colto su come interpretare uno scritto antico sapendo di riceverne risposte meditate, ponderate e garbate, a quelli che come lei piuttosto che sgomitare, si scansano per non sottrarre spazio ambito, a quelli che come lei, pur lavorando per lo stato, pur non chiedendo riconoscimenti o medaglie per l’opera maiuscola prestata, dallo stesso stato ricevono come premio l’essere sbattuta per quattro giorni a morire in un angolo di un pronto soccorso statale! Abbandonata dal servizio pubblico per il quale aveva dato i migliori anni della sua giovinezza e anche della restante parte di maturità, relegata in un reparto di prima accoglienza per ben quattro giorni in attesa, vana, di ottenere una giusta e meritata assistenza in un reparto consono ed adatto alle sue patologie! Cristina tradita da uno stato, lo stesso che, per mano di politicanti affaristi, cede ciò che dai cittadini viene pagato con il proprio contributo per ricevere l’assistenza e la sanità pubblica a favore di soggetti privati liberi di accogliere chi meglio credono. E così per ben 96 ore, la lavoratrice statale, la cittadina Cristina, la donna che non ha mai chiesto niente a nessuno pur donandosi con il suo lavoro pubblico agli altri, è dovuta passar a miglior vita nonostante si fosse meritata con l’opera e con le tasse, un letto d’ospedale pubblico e non uno spazio da macelleria. Diversamente non potrebbe definirsi quello che, per anni, gli addetti al pronto soccorso del Veneziale di Isernia hanno denunciato per le pesanti carenze di personale, di attrezzature, di spazi e di sicurezza! Ed ora si fa presto a dire arresto cardiaco, tutti si muore per un arresto, tutti si muore a prescindere ma c’è che soccombe prima e chi dopo, chi dopo tutti i tentativi possibili di salvezza, chi relegato per quattro giorni in un girone infernale! Orrore, rabbia e senso di disgusto nell’apprendere che il commissario straordinario della sanità molisana abbia chiesto una commissione di inchiesta per appurare cosa sia accaduto! Semplice, è accaduto semplicemente che è morta una donna servitrice dello stato perché un rappresentante dello stato non le aveva assicurato un letto d’ospedale dello stato! Cos’altro ci sarebbe da indagare?! Incuria, imperizia, impreparazione, sciatteria, pressapochismo, leggerezza del personale medico?! Quale, quello che ripete fino alla noia di essere al collasso, di non sapere più come fare fronte alla situazione di sfascio, di adoperarsi anche in orari oltre il limite e il consentito, quello che scende in piazza a fianco dei cittadini per dire che in caso di malattie e soccorsi non troveranno quanto sperato perché lasciato al suo lento e certo infausto destino per una sanità d’élite e a pagamento?! Oppure, magari si scoprirà che altro si poteva fare se nei tempi e nelle condizioni ottimali si sia potuto intervenire con tempestività ed operare con successo?! Oppure magari no, magari si scoprirà che saresti comunque morta di arresto cardiaco, senza un perché e solo casualmente mentre eri in ospedale?! Magari si scoprirà di tutto e di più, ma nessuna perizia, nessuna autopsia ti dirà che era giusto morire in un pronto soccorso al collasso dopo quattro giorni di ricovero! E allora, l’inchiesta la chiederemo noi, noi saremo presso la procura della repubblica di Isernia per denunciare l’accaduto e, principalmente, per denunciare il dovuto mancato intervento del commissario a favore della sanità pubblica tale che potesse garantire quanto costituzionalmente garantito, il diritto all’assistenza pubblica, al letto, al reparto, alle attrezzature, ai medicinali, ai medici! L’ho promesso a me stesso, a chi tra i vivi si aspetta una risposta di giustizia e a chi da morta si aspetta una risposta postuma dallo stato! Ed io sono malato di giustizia!
Isernia, 14 gennaio 2016
Il Segretario Regionale
Emilio Izzo
(by Nicola)

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