giovedì 19 febbraio 2015

PETIZIONE PER IL TESTIMONE DI GIUSTIZIA FRANCO GAETANO CAMINITI


https://www.change.org/p/lo-stato-protegga-il-testimone-di-giustizia-franco-gaetano-caminiti

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Al Presidente della Commissione parlamentare antimafia on. Rosy Bindi
Al Viceministro dell'Interno on. Filippo Bubbico
L’associazione nazionale di volontariato 'I Cittadini contro le mafie e la corruzione', nelle persone di:
- Antonio Turri (Presidente);
- Valeria Grasso (Responsabile delle politiche per l'assistenza alle vittime delle mafie - Imprenditrice e testimone di giustizia);
- Letizia Giancola (Referente per le tematiche e le istanze inerenti i testimoni di giustizia);
chiede formalmente un’audizione in Commissione parlamentare antimafia, al fine di sottoporre all'attenzione della stessa la storia di Franco Gaetano Caminiti, imprenditore di Reggio Calabria destinatario, da 20 anni, di reiterate minacce e intimidazioni da parte della ‘ndrangheta.
La drammatica vicenda di Caminiti ha inizio nel 1993, quando decide di aprire una sala giochi a Reggio Calabria dopo essere stato licenziato da un’azienda privata. Fin da subito, la cosca del luogo mette gli occhi sull’attività e gli chiede di venderla per 30 milioni di lire. Il deciso rifiuto dell'imprenditore ottiene in risposta una lunga serie di minacce e atti vandalici (55 in 20 anni) che si concretizza prima, nel 2009, nell’incendio dell’attività (a causa del quale il figlio è rimasto in rianimazione per mesi), e poi, nel 2011, in un tentato omicidio ai suoi danni, in perfetto stile mafioso, dal quale si è salvato per miracolo restando ferito ad un braccio.
Alla fine del novembre scorso, grazie alla sua testimonianza, la Procura di Reggio Calabria ha ottenuto, in secondo grado, la condanna per gli imputati nel Processo 'Azzardo', nato dall’inchiesta condotta contro presunti esponenti della cosca Latella: Vincenzo Nettuno, Gennaro Gennarini e Terenzio Minniti. I tre malviventi pretesero che Caminiti installasse nella sua sala giochi un software illegale per il poker online, attraverso il quale riciclare i proventi delle attività illecite e gestire i guadagni del gioco d’azzardo ai danni del fisco, grazie ad un sito web mediante il quale i giocatori avrebbero effettuato pagamenti non tracciati. Di fronte al suo netto rifiuto, i tre estorsori lo minacciarono di far intervenire i Latella; Caminiti, però, registrò gli atti intimidatori, sporse denuncia consegnando i filmati alle forze dell’ordine e confermò le accuse nel processo. La sua testimonianza è stata ritenuta dai giudici 'lineare e asciutta, senza alcuna enfatizzazione dei fatti', come scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna per tentata estorsione aggravata.
Nonostante la tutela, la 'ndrangheta non ha mai smesso di tormentare l'imprenditore. Solo pochi giorni fa, ha ricevuto l’ennesima intimidazione: una lettera contenente minacce di morte a lui e alla sua famiglia, minacce che non hanno risparmiato neppure la sua nipotina, una bimba di appena 8 mesi, con l'invito a ritrattare le dichiarazioni rese alla magistratura in vista del ricorso in Cassazione per il processo 'Azzardo'. In passato le minacce sono state anche più allarmanti: dalla testa di capretto mozzata alla lettera, recapitata direttamente presso la propria abitazione, imbottita di esplosivo al plastico che, secondo il rapporto degli artificieri, non si è innescato 'solo' perché la batteria non aveva l’energia necessaria per trasmettere l’impulso al detonatore.
L'associazione 'I Cittadini contro le mafie e la corruzione' ritiene che quella di Franco Gaetano Caminiti sia una situazione anomala: grazie alla sua testimonianza, sono stati condannati a 4 anni e 6 mesi i suoi estorsori, ma, ciononostante, non gli è stato riconosciuto lo status di testimone di giustizia previsto dalla legge e, di conseguenza, lui e la sua famiglia non sono è stati ancora sottoposto al relativo programma di protezione ormai non più procrastinabile.
“Non ho mai preteso nulla dallo Stato – dichiara Caminiti – solo che mi si riconoscesse il diritto a lavorare e condurre la mia attività”. Al momento, invece, quest'uomo onesto e coraggioso si trova in serio pericolo di vita.

(by Nicola)

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